I Watson di Jane Austen.

“La distrazione dalle idee spiacevoli che solo la lettura può produrre, la faceva rivolgere con gratitudine a un libro.”

Titolo: I Watson di Jane Austen.
Titolo originale: I Watson.
Pagine: 126.
Editore: Newton Compton editori .
Trama: “Edizione integrale
Traduzione di Daniela Paladini
La Austen ha saputo ritrarre magistralmente la borghesia provinciale del Settecento inglese, con la sua ossessione per le buone maniere e la sua visione del matrimonio come aspirazione suprema.

Ne I Watson (iniziato nel 1804, e rimasto incompiuto) questo sfondo assume tinte più cupe. La famiglia Watson si ritrova nella situazione – ben nota alla scrittrice, che dopo la morte del padre visse un periodo di ristrettezze economiche – di dover mantenere un certo decoro senza averne i mezzi. Trovare un buon partito, allora, sembra l’unica via di salvezza da un destino altrimenti segnato. Ma l’orgogliosa Emma, a differenza delle sorelle, vuole sottrarsi alla contesa per i pochi scapoli abbienti del paese.
Jane Austen nacque a Steventon (Hampshire) nel 1775. Condusse una vita tranquilla, tra gli affetti familiari, a Bath e poi a Chawton, sempre nell’Hampshire. Si spense nel 1817 a Winchester. Di Jane Austen la Newton Compton ha pubblicato Mansfield ParkRagione e sentimentoPersuasioneOrgoglio e pregiudizioL’abbazia di NorthangerEmmaLady SusanSanditon e il volume unico Tutti i romanzi.”

Recensione: “Ho conosciuto questa autrice tramite “Orgoglio e Pregiudizio” e da quel momento mi sono innamorata del suo stile di scrittura e del suo modo di esprimere la società dell’epoca.
Emma Watson ritorna a Dorking dopo aver vissuto per 14 anni dalla Zia che l’ha cresciuta come una figlia.
Non potendo il padre gravemente malato occuparsi della figlia più piccola, a casa rimasero solo le sorelle più grandi, tra cui Elizabeth che ha passato gli ultimi anni ad occuparsi del padre, e Penelope che invece ha passato il suo tempo sempre tra balli vari.
Sam, che nel corso del tempo è diventato un chirurgo, Robert è diventato un avvocato e si sposato e Margareth ha vissuto nella tranquillità.
Emma all’età di diciannove anni, si ritrova a fare il debutto in società in una cittadina di cui non conosce nulla, men che meno le persone.
Emma si sentirà un’estranea nella sua stessa famiglia.
Troviamo una Emma dolce, gentile, elegante, con la testa sulle spalle e che sa quello che vuole.
Vuole la serenità, la felicità e un uomo per amore, non per soldi.
Emma ha dei valori ben saldi, ha una forte morale.
Lo stesso non si può dire di Penelope, che invece è una donna senza valori e scrupoli, pronta  a far di tutto per accaparrarsi l’uomo più ricco, anche a discapito della sorella Elizabeth.
Elizabeth ormai pensa di non avere nessun’altra possibilità di felicità.
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Nel testo purtroppo incompiuto, si percepisce tutta l’insofferenza che l’autrice aveva per la società Borghese di fine 1700.
Dove l’aspirazione massima per la maggior parte delle donne era il matrimonio e le buone maniere.
Dovevano sempre in qualsiasi momento, mostrare agli altri di essere felici e non avere problemi.
Anche quando in realtà i problemi consumavano la loro felicità e vita.
L’apparenza era tutto.
E Jane Austen ha creato un personaggio forte, indipendente, grintoso, pieno di vita e di orgoglio con Emma.
Emma è una ragazza che preferirebbe insegnare a scuola, quindi lavorare, piuttosto che sistemarsi con un uomo che non ama solo per assicurarsi di avere un uomo che la mantenga.
Emma ama la sua indipendenza e non vuole piegarsi alla società che vede le donne solo come un trofeo da conquistare.
Preferirebbe guadagnarsi da vivere da sola, e per l’epoca era sicuramente una personalità ribelle.
E traspare dal personaggio di Emma, il carattere così moderno e avanti per la sua epoca di Jane Austen,
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E’ incredibile avere tra le mani quest’opera.
Questa è letteralmente la bozza, la prima stesura mai corretta perché purtroppo non ha avuto la possibilità di farlo.
Non ha avuto il tempo, visto che è morta giovane e mentre stava lavorando a due romanzi.
Possiamo addirittura notare un errore di battitura o stesura in questo caso, visto l’epoca.
E a chi non capita dalla fretta di buttare nero su bianco le proprie idee velocemente?
E dalla fretta sbagliare nello scrivere?
Rende l’autrice ancora più reale, questo fatto.
E’ incredibile e allo stesso tempo triste, pensare che non abbia mai avuto la possibilità di completarlo e mostrare al mondo quello che aveva in mente.
La sua idea finale per questo romanzo, iniziato nel 1804  è arrivato a noi dopo più di 200 anni, purtroppo incompiuto.
Chissà come sarebbero andate le vicende, chissà cosa sarebbe successo se avesse avuto la possibilità di completarlo.
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Alla fine dello scritto, veniamo a scoprire che Jane parlava liberamente dei suoi romanzi e delle sue idee solo con la sorella Cassandra.
E lei ne parlò con le sue nipoti, così veniamo a scoprire come Jane aveva intenzione di farlo finire.
Ma allo stesso tempo, resteremo lo stesso con il dubbio.
Perchè non avremo mai la possibilità di leggere l’evolversi delle vicende e dei personaggi man mano.
Questa cosa mi rattrista moltissimo e un senso di magone prende mentre si legge quest’opera.
Ma ve la consiglio tantissimo.
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Anche perchè in questo piccolo volume incompleto, traspare nuovamente la personalità dell’autrice e il suo forte legame con la sorella Cassandra.
Perchè come in “Orgoglio e Pregiudizio” troviamo Elizabeth Bennett e sua sorella maggiore Jane, unite tantissimo, ad immagine proprio di loro due.
Mentre le sorelle minori all’interno del romanzo, rappresentano proprio alcune donne della società dell’epoca che a Jane andava stretta e non sopportava.
In questa storia troviamo Emma, letteralmente un’estranea nella famiglia con nessuno che prova affetto per lei, tranne la sorella maggiore Elizabeth che nel corso degli anni non l’ha dimenticata, ma le ha sempre scritto.
E infatti, si può intuire quello che sarebbe stato il loro rapporto, se avesse avuto la possibilità di portare a termine il manoscritto.
E le altre sorelle rappresentano nuovamente, un altro tipo di donne della società dell’epoca.
Voto: 4.5/5.